Le Interviste: Giuseppe Cucè

Giuseppe Cucè pubblicherà l’8 settembre il suo secondo album dal titolo “Attraversando Saturno”. Un viaggio all’interno di sonorità  più pop con sfumature jazz dal gusto retrò. I testi raccontano con poetica semplicità la vita filtrata dai sensi e riproposta in musica…

Cantautore mediterraneo, eclettico e contaminato, Giuseppe Cucè traduce in musica la propria vita filtrando il mondo attorno a se con uno stile elegante e mai banale…

Lo abbiamo raggiunto per Voi per una intervista:

Il tuo nuovo album si intitola “Attraversando Saturno”. Saturno è il pianeta astrologico o è il Dio della mitologia romana?


Mi rifaccio alla mitologia. Saturno per la mitologia romana o Crono per la mitologia greca, rappresenta il Dio del tempo. “Attraversando Saturno” oppure attraversando il tempo, che si consuma o che ci consuma… Sono anche appassionato di arte, in realtà dipingo. E c’è un quadro che mi ha ispirato ed è “Saturno che divora i suoi figli” del pittore spagnolo Francisco Goya che racchiude in se diversi significati o interpretazioni: il conflitto tra vecchiaia e gioventù, il tempo come divoratore di ogni cosa, la condizione umana nei tempi moderni… Al di la che lo si abbia a favore o contro, il tempo non smette di esistere. “Attraversando Saturno” racconta sicuramente gli ultimi tre anni della mia vita, dove si sono susseguite vicende apparentemente non positive, ma che poi si sono rivelate essenziali per una crescita interiore e condizionando sicuramente il mio futuro.

Dipingi ancora?


Sì, non spessissimo ormai, ma a volte in particolari giornate, dopo aver scritto delle frasi che mi colpiscono particolarmente, poi dopo le dipingo.

Quanto di autobiografico troveremo nelle tue canzoni?


Tanto tantissimo…. Nelle mie canzoni prendo spunto dalle cose che vivo. Da tutto ciò che mi circonda, dalle mie esperienze, dai momenti di gioia a quelli di delusione e di tristezza. Non potrebbe essere altrimenti, almeno per me. Non ho la presunzione di raccontare grandi verità… ma racconto certamente la mia verità… semplice e chiara visione della mia vita filtrata attraverso i miei sensi!

Le fotografie che ti ritraggono, nella maggior parte dei casi sono in bianco e nero?


Sono un tipo nostalgico, amo tutto ciò che è retrò. Le foto in bianco e nero hanno questo fascino e raccontano le immagini senza orpelli…



Come definiresti la tua musica?


Intanto non la definisco solo mia… ma nostra, mia e di chia ha il desiderio di ascoltarla ma anche di tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questo progetto. Che l’hanno creata. La musica ha bisogno di essere condivisa e appartiene a tutti. La (mia) è una musica dipinta su tela. Con pastelli che rivelano poche sfumature. Tutto è li così com’è!

Ti sei esibito spesso in Francia.

Come è stata la risposta del pubblico?


L’attenzione del popolo francese verso la cultura, ahimé per noi italiani, è decisamente diversa: più efficace ed entusiasmante. Un pubblico attento, curioso e che da sostegno alla musica e all’arte… Il francese rimane sorpreso, spiazzato ed affascinato. Abituato alle carezze eleganti viene catturato e stregato da un abbraccio diverso più passionale tipico di noi isolani.


Giuseppe Cucè, cantautore ma anche compositore di colonne sonore. Hai infatti realizzato la colonna sonora del cortometraggio “Giovanni Falcone – La mente e il cuore” che è stato presentato in anteprima nazionale lo scorso 23 maggio nell’aula bunker di Palermo. Come nasce questo progetto? 


La collaborazione per il cortometraggio “Giovanni Falcone – La mente e il cuore” è nata nell’estate del 2010, tramite l’attore Marcello Mazzarella (Placido Rizzotto, Baaria.. ect ) che sentendomi cantare assieme alla cantautrice siciliana Agata Lo Certo, ci propose come compositori delle musiche a Marinella Fiume, sceneggiatrice del documentario che accolse entusiasta la proposta. 

Assieme alla Lo Certo, Giuseppe Cucè canta il brano finale “U pattu cco diavoli” scritto e composta da lei.
  Per noi siciliani – sostiene Cucè -, ma soprattutto per noi italiani, è un dovere partecipare attivamente a progetti di questo genere, dove la sensibilizzazione verso questa piaga, la mafia, non è mai troppa… Da siciliano rinnego la paternità di fatti simili e cerco di combattere il pregiudizio che la Sicilia possa essere sinonimo di mafia.

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